“Mi piace pensarmi come un’apolide nel senso emotivo del termine. Tremenda e bellissima parola. Da ἄπολις, senza città, con quella “ἀ” privativa che sa di vuoto, un vuoto attivo e mutevole, pronto a essere colmato di ogni nuova cosa possibile (e immaginabile).”
Anna, si sente una nomade nell’anima. Forse perché nata a Reggio Calabria, ha vissuto a Palermo che considera la sua città di adozione, e poi a Firenze, a Parigi e Milano. Sempre alla ricerca di radici che sente mutevoli e leggere. Il suo racconto di viaggio inizia da qui, dalle sue origini, da Palermo e dalla terra di Sicilia, una “forza centripeta. Brucia la pelle, proprio come la vita. Lascia cicatrici d’amore. E sa come lenirle…”.
Palermo e poi Miami, due città diversissime senza alcun punto in comune se non il mare e il loro essere isole di confine, un dentro e un fuori vibrante di libertà. Forse è questa libertà che Anna sta cercando, il suo odore di infinito. Un biglietto per Miami e dieci giorni di tempo per esplorare una città altra, uno spazio bianco in cui rivivere l’emozione dell’andare e del sostare. Viaggiare, un modo per conoscere la realtà e se stessi, la diversità, oltre alla bellezza del mondo.
Ma nel suo primo viaggio oltreoceano Anna dovrà affrontare degli imprevisti. Una casa da cercare all’improvviso e una convivenza non prevista con un ragazzo spagnolo cambieranno lo sfondo del suo viaggio costringendola ad adattarsi, a sperimentare la sua duttilità, a mettersi alla prova (ma non è anche questo viaggiare?). L’incontro con due ragazzi italiani le permetterà di conoscere un’altra Miami, quella meno patinata e più autentica. Ma sarà l’incontro con se stessa, alla fine del viaggio, sulla punta più estrema dell’isola, quello che stava veramente aspettando.