Com’era la Siria in tempo di pace? Dopo tanti anni di guerra civile sembra una domanda oziosa, quasi inutile; eppure, questo diario scritto tra il 2003 e il 2006 racconta la realtà quotidiana di un Paese stretto tra la guerra in Iraq e le prime avvisaglie di un malcontento popolare che poi sfocerà nella cosiddetta “primavera araba”: il Medio Oriente narrato attraverso la filigrana delle mode, delle trasmissioni televisive, le canzoni e le voci dei siriani stessi, con cui l’autore ha avuto uno stretto rapporto di amicizia.
Un diario controcorrente, che privilegia l’analisi della complessità e la prospettiva dell’altro su un’Europa sempre più distratta e inconsapevole del mondo che si trova al di là dei suoi confini. Per dirla con l’autore, “una tessera in più da aggiungere allo sterminato puzzle di ciò che non sappiamo, rispetto al poco, pochissimo che conosciamo, o crediamo di conoscere, fragile e misero basamento su cui facciamo incautamente poggiare tutto l’enorme e pesante edificio delle nostre certezze, enorme e greve quanto la nostra ignoranza.”