Il destino a volte è strano, o forse le nostre scelte sono guidate dall’umore più di quanto crediamo. Fatto sta che in questo numero di Robot, preparato in uno dei periodi più cupi della nostra storia recente, il tema dominante è quello della morte e dell’elaborazione del lutto. È centrale in Lete, un capolavoro di un grande autore non apprezzato abbastanza, Walter Jon Williams, che racconta come si affronta la morte di un congiunto in un’epoca in cui la morte praticamente non esiste più.
Una morte vicina può essere devastante anche in un mondo già devastato di suo, come quello descritto da Giulia Abbate, e può essere la fine di un ciclo della nostra vita, come nel racconto di Giampietro Stocco.
A volte è una distruzione sistematica, come quella portata dai mostri e dagli alieni di Davia e Tosti, a volte è naturale, e a noi tocca occuparci di ciò che rimane. Che può riservare anche incredibili sorprese, come nella casa della nonna descritta da Cat Rambo.
A noi non resta, per consolarci, che offrirvi qualche pagina dell’avventurosa biografia di Jack Vance: uno che, di sicuro, sapeva godersi la vita.