Se esistesse uno strumento simile al metaldetector, ma capace di rilevare la bontà d’animo e l’ottimismo resterebbe di certo muto scandagliando questi otto spietati racconti, dove nemmeno un personaggio può dirsi davvero puro fino al midollo. De Roberto rovescia in questa raccolta tutto il suo pessimismo e la sua scarsa fiducia verso il prossimo. Come impongono le regole veriste, nessun commento accompagna la narrazione, ma per il lettore non è arduo desumere dalle trame e dai folgoranti dialoghi una prospettiva smaccatamente sfiduciata e a tratti quasi funerea, anche nell’ironia di sottofondo. Nelle pagine si dipana una specie di campionario delle nevrosi che colpiscono indiscriminatamente giovani e vecchi, ricchi e poveri, maschi e femmine, perché il male sa pervadere ogni cosa e insinuarsi anche negli anfratti più occultati. Lo stile è vigoroso, salace, privo di orpelli e alcune descrizioni fanno chiudere istintivamente il libro, in modo da avere le mani libere per applaudire l’autore. Qualcuno suggerirebbe come luogo ideale per leggere questi racconti un vagone poco affollato di un treno o una comoda poltrona affacciata su di un bel panorama, io penso invece che siano adatti anche alla spiaggia… chi ha stabilito che sotto l’ombrellone si debbano leggere sono sciocchezzuole e rotocalchi scandalistici?