Un ri-conteggio di routine del patrimonio genetico da parte dell’IA preposta, rivela che Jagoda è in perfetto equilibrio tra più “etnie”, senza che nessuna prevalga sulle altre. In una società futura in cui è l’identità a stabilire la cittadinanza, la giovane donna scopre che il mondo ha una parte giusta e una sbagliata, e di trovarsi in quella sbagliata. Il pachiderma della burocrazia le blocca conti bancari, auto e telefono, e viene licenziata dal lavoro; sembra che sia destinata a sprofondare nei meandri di una società regolamentata da fredde Intelligenze Artificiali. Al fianco di Jagoda rimane solo il marito Umut. Le sue speranze consistono in una terapia CRISPR per ritoccare i valori genetici, oppure nei suggerimenti del professor Cherruvue, o ancora in un pronunciamento di un tribunale del Galles, dove vive, sulla legittimità di attribuire un titolo di cittadinanza ex lege: perché a decidere sarà la giudice Ndeye, la cui sentenza farà in ogni caso giurisprudenza su tutti i casi analoghi.
Leggi, disuguaglianze, etica, cambiamenti di linguaggio in un racconto lungo di Sephira Riva