Quello che potrebbe apparire come un ordinario susseguirsi di ospiti in una decorosa stanza d’albergo del centro di Parigi si trasforma in un microcosmo allucinato per un guardone che, tuffato fino alla radice dei capelli nel gorgo della propria dipendenza dall’osservazione della vita altrui, non riesce più a ritagliarsi una propria autentica esistenza. Un libro del 1908 che tocca una tematica di scottante attualità, quella della morbosa e ossessiva curiosità indirizzata verso le vite degli sconosciuti. Un tempo si spiava dalla toppa della porta o da un foro nel muro, oggi si scorrono pagine e pagine di social piene zeppe di immagini di estranei. Un’unica sostanziale differenza: le “vittime” dell’occhio indagatore del nostro romanzo non sanno di essere guardate e quindi non hanno modo di indossare una maschera per apparire migliori o anche solo diverse da quelle che sono veramente. Lo spettatore, quindi, può illudersi di scrutare qualcosa di autentico. Si stava meglio quando si stava peggio? Saranno le pagine di questa potente opera a rispondere.