La Terra è ormai disabitata, e alle prese con il pesante lascito della rapacità umana: inquinamento, eventi climatici furiosi, detriti, rovine del tempo che fu. Ma non è un pianeta vuoto: la vita rimane nella moltiplicazione e mutazione delle piante, nel brulicare delle acque e nella sopravvivenza, difficile ma ostinata, di numerosi animali terrestri. E rimane in lei: manufatto umano che costruisce rifugi, alimenta chi passa dalle sue parti, osserva il mondo che la circonda, architetta un piano per non restare sola… mentre ricorda: ricorda qualcosa, a tratti, ogni tanto. È stato il vento a darle il nome: Gaia.
Al suo esordio narrativo con questo racconto di eco-fiction, Francesca Cresta ci racconta in tono lieve e toccante una favola del domani, che è anche un canto alla bellezza del mondo.