Nella seconda metà del secolo scorso, la science fiction vive una contaminazione con altri generi letterari. A un determinato punto divenne chiaro, per un gruppo di autori e autrici, che la SF non offre soltanto un ventaglio di tópoi avventurosi a tema scientifico, il sense of wonder, ma che le sue metafore futuristiche e fantastiche possiedono strumenti che il realismo narrativo non padroneggia. Da qui alla sperimentazione letteraria il passo è breve. In Italia l’innovazione della new wave britannica e poi statunitense, arriva soprattutto su alcuni numeri di Galassia CELT e sulla collana Nord “SF Narrativa d’Anticipazione”, la prima in Italia a puntare su traduzioni integrali e apparato critico. Quella fantascienza di innovazione e impegno sociale influenzò cyperpunk e post-cyberpunk, per svanire con la successiva fase neodistopica. La stesura di questo lungo racconto inedito risale a quella stagione; a quel tempo Horrakh leggeva soprattutto Kerouac, Ginsberg, Burroughs, l’Huxley psichedelico, Fanon e Marcuse, e naturalmente P.K. Dick: “Ricordo dei lunghi viaggi che facevo in treno e autostop da Trieste a Roma unicamente per comprare i pocket inglesi di SF nella libreria Americana Bookshop in via della Vite, vicino a piazza Navona. Dick, al tempo, non era ancora tradotto in italiano e così molti altri autori anglosassoni.” Quella stagione di rabbia e sense of wonder è alla base di SF Blues, che pubblichiamo nella versione originale.