Questo libro vuole essere una sorta di manifesto in difesa della libertà di pensiero in merito al rapporto che abbiamo con gli animali.
Il veganismo è una scelta rispettabile, a patto che non diventi l'ennesima religione liberticida.
La tesi dell'autore è che l'uomo non è figlio di Dio, ma è solo un animale che appartiene alla natura tanto quanto gli altri; proprio in virtù di questo, non dovrebbe essere innalzato né a padrone della Terra, status datogli dall'antropocentrismo religioso, né a divinità benevola, status datogli inconsapevolmente dal veganismo, che non riesce ad accettare del tutto l'animalità dell'uomo, trattandolo come se dovesse essere l'angelo custode degli animali, piuttosto che egli stesso un animale con il diritto di fare una delle cose più naturali del mondo: mangiare altri animali.
Stanco di vedere la libertà degli uomini calpestata da dogmi e tabù, l'autore cerca di sostenere le ragioni di chi non è vegano e le motivazioni che lo spingono a vedere, nel veganismo, un potenziale pericolo per la libertà di pensiero.