Lo sviluppo delle nuove tecnologie informatiche e la loro diffusione hanno condotto dottrina e giurisprudenza a dover misurarsi con nuovi istituti e categorie giuridiche, a dover trovare una propria collocazione giuridica al fine di poter sviluppare un’adeguata disciplina di protezione nell’ambito della Proprietà intellettuale. Oggetto dell’analisi è il software, ossia quella “creazione intellettuale” che in quanto tale per essere giuridicamente protetta dovrebbe essere sottoposta ad una tutela ben definita. L’obiettivo del presente testo è quello di comprendere, in un avvicendarsi di interferenze e convergenze, come agire e come proteggere il software in funzione della sua peculiare struttura costituita da due elementi, tecnologico (che ne definisce la sua applicazione pratica) e descrittivo (che ne definisce la sua forma espressiva), assumendo quindi un articolato dibattito sulla dicotomia diritto d’autore/brevetto rispetto al dualismo forma/contenuto: è possibile una “complementarietà” delle due tutele?
Abbiamo assistito sino ad oggi ad un cambiamento della tecnologia e dell’utilizzo del software che ha comportato il passaggio graduale da una tecnologia analogica ad una tecnologia digitale, secondo diverse modalità di distribuzione delle opere dell’ingegno e diverse forme di controllo ed esecuzione. In seguito quindi allo sviluppo sempre crescente della tecnologia informatica (che comprende gli apparecchi digitali e i programmi software) e telematica (che si esprime nelle reti telematiche), il cui compito è di adempiere alla crescita della conoscenza e allo sviluppo delle capacità umane, la dottrina si è assunta l’incarico di studiare ed interpretare il tema del software, di Internet e della Rete. Le nuove tecnologie informatiche e di telecomunicazione costituiscono i due pilastri su cui si regge la cosiddetta Società dell’Informazione.