C’è un modo nuovo per esplorare le stelle che richiede agli esseri umani una delle cose più preziose al mondo: la memoria.
I sessantasei anni di viaggio richiesti ai quattrocento membri dell’equipaggio imbarcati a bordo delle navi Pitea non mettono a repentaglio l’esistenza degli astronauti, né li faranno giungere vecchi al traguardo rappresentato da Nuova Thule.
Anzi, è esattamente il contrario.
Gli uomini credevano di potere aggirare i principi della Relatività, ma se si usano i portali calcolati dai Numeri Fini per imboccare una scorciatoia spaziale e prendersi gioco della velocità della luce, la luce quel tempo sottrattole lo rivuole indietro.
Gli astronauti devono imbarcarsi da vecchi per arrivare giovani al traguardo.
Il vero viaggio è l’attesa della vecchiaia. Ciò che per qualsiasi altro essere umano è l’approssimarsi della morte, per i membri delle navi Pitea rappresenta l’inizio di una nuova giovinezza.
Il prezzo più grande da pagare è la memoria: dimenticarsi dell’esistenza vissuta, dell’esperienze fatte, degli amori che si sgretoleranno nello spazio e nel tempo.