Le braci incandescenti della Febbre ardono ancora intense, dopo l’incendio che ha consumato il vecchio mondo, bruciandolo fino alle fondamenta. Tra le mura di Nuova Verona e altre roccaforti simili, le donne sopravvissute si sforzano di ricostruire una parvenza di civiltà, un equilibrio precario che fa della compassione e della pietà attrezzi rozzi e pericolosi, da maneggiare con estrema cautela o, meglio ancora, da riporre sottochiave nel segreto della propria anima. Quando amore e orrore si scrutano riflessi nello stesso specchio deformante e grottesco, la necessità di sopravvivere alle conseguenze della Febbre è l’unico comandamento a cui obbedire. E l’ingenuità e la speranza di una madre possono rivelarsi nient’altro che peccati privi di redenzione.