Nel 1916 nasceva a San Francisco uno degli scrittori più prestigiosi del XX secolo: John Holbrook (Jack) Vance, conosciuto come “il paesaggista della fantascienza”. Le sue opere descrivono eventi, persone e luoghi in modo semplice e accurato, portando il lettore a immedesimarsi nella storia fino a diventarne il protagonista. Sono film, dove il regista scompare di proposito. Lo stesso Vance afferma: “Il più grande complimento che uno scrittore possa ricevere è che il lettore non sia conscio della sua presenza.”
Anche nell’autobiografia Vance non esprime giudizi e opinioni personali. Racconta la gioventù e i primi difficili anni, le esperienze lavorative, l’incontro con Norma, moglie e compagna di tutte le avventure, la nascita del figlio John, la passione per le barche e la musica jazz, i numerosi viaggi e le amicizie consolidate nel corso degli anni. Nonostante faccia di tutto per nascondersi ancora, proprio questa riservatezza rivela la sua profondità di pensiero.
Finalmente riusciamo a conoscere Jack.
Accompagnano la narrazione le fotografie dell’archivio di casa Vance che si estende per quasi un secolo. Tutto è raccontato con ironia e spirito, e con una tale vitalità da vincere il premio Hugo nel 2010.