Luigi, detto Flex, è un giovane pugile napoletano, ed è al soldo di mastro Antonio, il boss del clan a cui apparteneva suo padre. Flex si guadagna da vivere con piccole commissioni per il clan, insieme agli amici di sempre – Toni Alfano e il Marsigliese – mentre cerca di impegnarsi nella boxe e di costruire un rapporto con la sua fidanzata, Giulia.
Durante una di queste commissioni, viene a sapere da don Vincenzo di Bari che suo padre era stato – trent’anni prima – ossessionato dall’idea di scovare dei lingotti. Storia di cui il padre non gli aveva mai parlato, e che continua a definire un semplice scherzo.
Solo in fin di vita, in un letto d’ospedale, suo padre gli permette di recuperare la mappa che avrebbe dovuto condurlo a quell’oro.
Comincia così una vera caccia al tesoro da parte di Flex e suo fratello Cosimo, ex militare rintanato in campagna dopo che un incidente gli ha strappato moglie e figlia piccola. La ricerca li porterà in Emilia-Romagna, e permetterà a Flex di conoscere meglio il fratello e sperare in una nuova prospettiva che lo porti lontano dalla vita del clan.
Tarantell – in napoletano problemi, guai – è un romanzo sulla difficile vita in ambiente malavitoso, e su come le sue complicazioni siano ritenute normali. Ma è anche un romanzo sulle speranze e sul modo di affrontare il dolore e le difficoltà. Narrato al presente e in prima persona, usa il dialetto nei dialoghi con una piena aderenza alla pronuncia contemporanea, così da riportare l’immaginario verso la lingua realmente parlata e non verso la norma classico-letteraria della letteratura in dialetto, sebbene questo possa comportare – in alcuni casi – delle brutture nella resa estetica delle parole.