Il pantheon alieno (nel senso etimologico e fantascientifico del termine) creato dal Maestro di Providence, di cui il Grande Cthulhu, che giace sognando nella sommersa R’lyeh, è l’espressione simbolica e conosciuta per eccellenza, è ancora oggi popolarissimo. Mi sembrava il caso, dopo tanti anni, di trarre una specie di bilancio di questa potente fonte ispirativa, ed ho chiesto di cimentarvisi sia ad autori vecchi che nuovi, non intendendo i due termini solo dal punto di vista dell’età anagrafica, ma anche di quella letteraria. Le idee dei ventisette autori che fanno parte di questa antologia, divisa in due parti, sono le più diverse, direi soprattutto le più inaspettate, al di fuori dei luoghi comuni e dei cliché che per decenni hanno caratterizzati i racconti “alla Lovecraft”, ma anche quanto a “genere” non si cade nella ovvietà: non ci sono soltanto le storie di puro orrore, non mancano le storie poliziesche, le storie d’amore, la pura cronaca e addirittura il grottesco, l’umoristico, il sorprendente e il surreale, lo psicologico e il metaletterario. Non si rabbrividisce soltanto, si sorride anche, e spesso ci sono ipotesi che ti lasciano interdetto, sollevano dubbi e inquietudini. Non faccio nomi esemplificativi per non far torto a nessuno e per lasciare il gusto della scoperta e della sorpresa, ma tutti meritano, e lo dice uno che è diretto interessato, avendoli scelti! (dall'introduzione di Gianfranco de Turris)