In un imprecisato futuro, successivo agli accordi di pace conseguenti al termine della Terza Guerra Mondiale, le partite di calcio diventano vera e propria occasione di battaglia. Violenze e scontri di religione sono traslati sul rettangolo di gioco con una funzione catartica che esorcizza la rabbia popolare proiettandola sui giocatori. I confronti vengono arbitrati da uomini armati, e vanno in scena in campi delimitati da lingue di fuoco, contornati da tribune che riproducono lo stile delle arene romaniche. La morte è l’unica regola di queste partite. La vittoria è il responso di un volere divino che garantisce la superiorità di una religione sull'altra.
Jorge Campuita, disilluso e vecchio portiere consumato dai rimpianti e da un dolce passato evaporato nel nulla, ha l'ultima occasione per chiudere in grande stile la propria carriera.