Nessuno si salva nella vicenda narrata in questa breve e fulminante opera: chi fosse a caccia di exempla edificanti resterebbe deluso, perché ogni dettaglio, anche il più insignificante, è in qualche modo sporcato, contaminato, lacerato dal vizio. I pochi personaggi, e più di tutti il protagonista Mario Samigli, inetto col pedigree, sono scandagliati da uno Svevo maturo (il testo è del 1926), sempre più convinto che le nevrosi siano l’unico antidoto contro l’alienante conformismo borghese. Per rappresentare un mondo in cui disturbi mentali e pecche caratteriali danzano tra loro una quadriglia sincopata, viene scelto un plot semplice nella sua efficacia: il borioso mitomane viene beffato dall’invidioso patologico e tutti perderanno qualcosa (o quasi). Sullo sfondo una Trieste di primo Novecento inquietante e funestata dalla bora che prende a schiaffi ogni cosa e sembra sottrarre a tutti qualsiasi conforto e sicurezza.
Introduzione di Milena Contini.