Valera sbatte in faccia al pubblico la versione peggiore della Milano di fine Ottocento (e inizio Novecento): nessuno si salva perché, una volta caduto il velo dell’ipocrisia, tutti restano nudi coi loro turpi difetti in bella mostra. Lo stile è sporco come i contenuti: nessun riguardo per il “bagasciume” che si dimena nella sconfinata cloaca cittadina. Folle di disperati alla ricerca del piacere o di un tozzo di pane incespicano nelle altrui immondizie morali creando una spirale di vizi che si autoalimenta all’infinito. Veleggiando tra denuncia sociale e sottile compiacimento estetico nel raccontare l’orrore senza emendare alcun particolare, l’autore snocciola aneddoti e drammi di una città che fagocita anime per poi risputarle contaminate e infette. Milano sconosciuta fu un clamoroso e durevole successo editoriale: basta leggere le prime due righe per capire il perché. Unica vera protagonista una Milano da odiare istintivamente e da desiderare nonostante tutto, un po’ come quella di oggi.