Donne fedifraghe, nevrotiche e irrisolte si aggirano in un romanzo capace di scioccarci a distanza di oltre 140 anni per la sua cruda verità. E se l’universo muliebre risulta imperfetto, ma decisamente carismatico, gli uomini, al contrario, fanno davvero una brutta figura sgretolando pagina dopo pagina lo stereotipo del virile e dominante maschio siculo, fino a ridursi a silhouette meschine, polverose e ingobbite. Capuana, dopo aver caricato di naturalismo zoliano il suo fucile letterario, spara in faccia ai benpensanti tutte le ossa degli scheletri rimasti troppo tempo chiusi a doppia mandata nell’armadio dell’ipocrisia. L’introspezione psicologica raggiunge vette quasi sublimi in alcuni passaggi cruciali del testo, nei quali il lettore avverte l’inquietante e al contempo conturbante sensazione che l’autore stia scandagliando anche la sua anima e non solo quella dei personaggi di carta. Non è un romanzo giallo, ma una volta terminato si ha come la sensazione di aver scoperto l’assassino, uno spietato serial killer che potrebbe farla franca perché le sue vittime, apparentemente, respirano ancora…