Da sempre, dall’alba della civiltà, la città rappresenta il luogo privilegiato dell’utopia; ancora più che nel passato, oggi la città diventa una vetrina dell’intelligenza umana, il volto della civiltà, ed è facile intuire che la sua importanza crescerà ancora nei prossimi anni. Ogni previsione possibile indica che la civiltà del futuro sarà sempre più caratterizzata dalla vita urbana: già oggi le città ospitano metà della popolazione mondiale, e nell’affrontare il passaggio all’era post-industriale, post-capitalista, post-fossile, dovranno garantire un’elevata qualità della vita, ottimizzando al massimo le risorse per raggiungere la totale sostenibilità ambientale. Non c’è stata epoca storica in cui la vita urbana non sia stata al centro della speculazione utopica; cultura di massa, aumento della scolarizzazione e editoria tascabile – oltre ai movimenti politici socialisti – hanno messo all’ordine del giorno il concetto di utopia.
“Quello che costruiamo non va ma via” è una raccolta di testi che raccontano l’immaginario di alcune città future nella narrativa di fantascienza, in alcune visioni futuribili dell’architettura, nella pedagogia.