Non ci si aspetti di essere deliziati da placidi bozzetti folcloristici: nelle pagine di queste novelle, infatti, trova spazio solo l’aspetto brutale e pagano del mondo agreste. Il locus amoenus lascia il passo, quindi, a variazioni sul tema campestre di sapore amaro, piccante, se non tossico. Uomini e bestie tentano ferocemente di sopravvivere, il più delle volte a scapito degli altri, ricercando tutto ciò che può regalare benessere materiale, e la natura, più che essere rappresentata come perfida matrigna o indifferente spettatrice, finisce per apparire come complice delle laide malefatte perpetrare dalle sue creature. Forse, anzi quasi sicuramente, La vigna vendemmiata (1919) non è una lettura faceta, ma è una raccolta densa di spunti interessanti: le sue inquietanti pennellate, infatti, fanno riflettere sull’atroce gorgo nel quale può precipitare l’animo umano.