“Voglio fare esclusivamente quel che sceglierò di fare, e facciano pur gli altri allo stesso modo, a nessuno chiedo niente, di nessuno voglio costringere la libertà, e voglio, voglio, esser libera io stessa!” grida la protagonista di un romanzo, scritto tra le sbarre della fortezza di Pietro e Paolo, che infiammò generazioni di rivoluzionari pur non parlando (direttamente) di politica, ispirò il titolo del cruciale saggio programmatico di Lenin, Che fare? Problemi scottanti del nostro movimento (1902), venne adorato da Majakovskij e fu rivisitato da Nabokov nel capitolo quarto, vero capolavoro metaletterario, de Il dono (1937), ma oggi viene poco letto. Invece merita tutta la nostra attenzione, perché è sempre il momento giusto per chiedersi Che fare?