L’incontro con il titolare di una bottega di oggettistica artigianale tipica, in fase di chiusura definitiva dell’attività, è per l’autore l’occasione di ragionare sulla lenta agonia di Venezia come città che vive dei suoi abitanti e di una sua vera essenza, vittima consapevole dell’overtourism. Lo fa in modalità semi-narrativa, stimolato dalle note e dalle parole, purtroppo in buona parte anticipatrici, della canzone Venezia, di Francesco Guccini.