La Storia è scritta dai vincitori, ma il tempo può corrodere la memoria del passato, soprattutto se scompare ogni testimonianza documentale. Kurt, laureando in archeologia con tesi sulle civiltà mesopotamiche, si imbatte in un riferimento incomprensibile a una non meglio specificata “strage di vite innocenti” che avrebbe insanguinato l’Europa centrale durante la Seconda guerra mondiale. Perché sarebbe in riferimento diretto alla nascita dello stato di Israele? Quando Kurt si reca in biblioteca alla ricerca di chiarimenti, si scontra con un muro di gomma: risposte fuorvianti, libri mutilati di alcune pagine, consigli di desistere dalla ricerca. Intanto, in una stanza spoglia, un vecchio supersite è stanco di lottare contro la mistificazione della memoria; e allora un giovane della generazione successiva gli propone un patto dal sapore faustiano, con l’aiuto di una tecnologia scientifica avanzatissima, per impedire alla sua voce di tacere per sempre. E in un silenzioso bosco non distante da Varsavia, dove un tempo sorgevano pietre incise con migliaia di nomi, oggi si gira un film con scene di massa; poco distante, le forze dell’ordine trattano con violenza un gruppo di contestatori. Rimane a terra uno striscione calpestato con uno slogan: “Ridateci la memoria dei nostri crimini”.