Stefano cerca casa.
L’annuncio sembra persino troppo bello per essere vero.
La realtà, però, è anche meglio. Una villetta antica in zona Parco delle Basiliche a un prezzo incredibile, dotata di gran parte del mobilio, con caminetto e cantina.
La padrona di casa, Mara Mora, è anziana e un po’ bizzarra, forse per questo l’offerta è così conveniente o forse è perché quella casa un tempo apparteneva a un suo avo, tale Gian Giacomo, di professione barbiere?
C’è di mezzo la storia, la peste e due giovinette ingenue e sprovvedute che avevano consegnato alla giustizia due innocenti come untori.
C’è di mezzo la vendetta richiesta dal povero Gian Giacomo al più infido e subdolo degli esseri che si possano incontrare in questo mondo.
La casa ha una stranezza: in mezzo alla cantina c’è una colonna di marmo, solitaria e fuori luogo, e a volte si sente suonare da un violino un’aria di Monteverdi.
E Stefano il violinista riesce anche a scorgerlo, intabarrato in un pastrano nero, e pare che gli manchi una mano. Come possa suonare così bene è un mistero.
Ma i misteri in quella casa non mancano di certo.