Diana ha perso la fiducia nel prossimo, tormentata dal lavoro come psicologa che la spinge a toccare i lati più oscuri dell’animo umano. Si salva trasformandosi, grazie alla bottiglia, in una persona cinica e disillusa, il solo modo per alzare un muro tra lei e i suoi pazienti e non lasciarsi contagiare dai loro drammi. Beve, così tanto che quando trova nel suo studio un’adolescente vittima di stupro, sdraiata sul lettino dei pazienti, si chiede se si tratti di un’allucinazione. Prima che possa rispondersi, una botta in testa le fa perdere i sensi; al risveglio, ogni traccia della ragazza è svanita. Prova a spiegarlo alla polizia, ma nessuno le crede, così non le rimane che indagare per conto proprio e impedire che il violentatore che si è accanito sulla ragazzina colpisca ancora. Perché Diana si immedesima nella vittima non solo per empatia verso il prossimo: è stata anche lei vittima dello stesso uomo, di questo è sicurissima, e adesso è giunto il momento di fagliela pagare.