C’è un tipo di solitudine che ci aggredisce anche quando non siamo soli. Le persone che conosciamo, che amiamo sono intorno a noi, ma in qualche modo è come se non riuscissimo a trovarle. Ci chiudiamo sempre più nel nostro universo personale, un universo della solitudine, come nel racconto dell’autrice greca Eugenia Triantafyllou arrivato in finale a tutti i premi conosciuti e oltre. È una specie di fine del mondo a livello personale, ma il senso di fine del mondo sta diventando comune in molti racconti di quest’epoca. In qualche caso almeno lasciando il testimone ad altre specie, come nei racconti di Giampietro Stocco e Mariano Rampini. Ma sempre con questa grande paura di fronte all’ignoto che può spazzarci via in un attimo, che sia un ispettore imperiale plenipotenziario come nel racconto Premio Robot di Antonella Mecenero o spaventose astronavi aliene come nella storia di Francesco Cotrona, o un fenomeno sconosciuto e inesplicabile come quello raccontato da Dario Tonani. E pensare che ci sono tante persone che ogni giorno sentono minacciata la loro identità, dice Lisa Tuttle, se non la loro vita, dice Roberto Del Piano, e senza neppure bisogno di alieni, bastano i mostri quotidiani, gli esseri umani.
Nei saggi: interviste con Davide Del Popolo Riolo, Leonardo Patrignani e Luisa Preissler, Lisa Tuttle sul femminismo e L'Eternauta.