Sembra una sera come tante, per il maresciallo Emilio Ingravallo.
Finché al telefono della Stazione dei Carabinieri arriva una richiesta d’aiuto: qualcuno ha udito degli spari vicino alla rimessa delle barche.
Il cappello calcato sulla fronte per difendersi dalle raffiche di vento, Ingravallo raggiunge le case alla fine della città, a ridosso della spiaggia. Tutto pare tranquillo, avvolto in una silenziosa normalità: tranne che per il portone semiaperto di una delle ultime villette.
Nella cucina, Ingravallo trova un uomo e una donna seduti a un tavolo. Mentre il marito cerca di calmare la moglie, di minimizzare ciò che sembra la fine d’un forte litigio, lei lo accusa di non volerla lasciare libera. Di non accettare il divorzio tanto da volerla morta.
I toni s’accendono finché il marito s’alza in piedi e, col calcio d’una pistola, colpisce Ingravallo alla testa.
Quando il maresciallo riprende i sensi, la casa è vuota, la porta d’ingresso ancora aperta. Delle tracce di sangue scendono dalle scale che portano al primo piano.
Ingravallo le sale, un passo alla volta: per affondare, con lentezza ma senza rimedio, nel mare di sangue d’una violenza inaudita.
Paurosamente vicina alla vita tranquilla d’una famiglia qualunque.