Le bugie o le fake news sono sempre esistite e fiorite. Le bufale o false verità esistono da prima dei social network ma grazie a essi hanno trovato lo strumento virale perfetto per creare infezioni dagli effetti per il momento molto sottovalutati. Infezioni che sono parte di una malattia più grande. Stanno dentro la grande regressione da terzo millennio alla quale stiamo assistendo, partecipando e contribuendo. È una regressione che si manifesta nel prevalere dell'effimero, nell'eccessiva attenzione al momento presente, nelle accelerazioni continue che non lasciano spazio alla lentezza, all'introspezione e alla riflessione e nell'abbandono di valori, principi morali, modi di pensare e conquiste culturali che erano ritenute consolidate da tempo, pur nella fatica della loro pratica ed esperienza quotidiana. Una regressione che determiniamo anche online attraverso la semplice partecipazione alle piattaforme tecnologiche che abitiamo, soprattutto per il modo, spesso irresponsabile, psicotico e inconsapevole, con cui lo facciamo. La soluzione per impedire questa regressione esiste e non prevede necessariamente il distacco della spina o la fuga dai social network. Sarebbe sufficiente sviluppare una maggiore consapevolezza e una riflessione critica sugli strumenti mediatici e tecnologici utilizzati, adottando alcuni semplici criteri etici di responsabilità individuale, verso se stessi e verso gli altri. Un primo passo verso nuovi livelli di coscienza che possono risultare utili a una migliore comprensione della tecnologia, delle nostre interazioni con essa e con l'informazione, e del nostro essere nel mondo.