Sono passati più di vent'anni dal ritorno di Ulisse in patria. Timoteo, che insieme a lui ha combattuto a Troia ed è l’unico sopravvissuto dopo il viaggio di ritorno, scopre che gli aedi cantano il falso. Esaltano Ulisse come fosse un eroe valoroso quando in realtà è altro e Timoteo lo sa bene, visto che ha vissuto sulla propria pelle quelle stesse avventure che il canto mistifica e abbellisce in poema. Ulisse era un codardo e le mitiche creature in cui si è imbattuto come Polifemo, Circe o le sirene, erano forme di vita aliene atterrate per un motivo preciso sulla Terra, minacciata da Daigon Troll, il più pericoloso criminale ricercato dalla Federazione spaziale.
Nel raccontare la “sua Odissea”, Timoteo allarga l’orizzonte omerico oltre il mare e le stelle, in un’avventura che supera i confini dell’universo per confrontarsi con un nemico alieno ben più arduo da abbattere che le mura di Troia. La sua mente, scettica di natura, condizionata dal mito e dalla superstizione per limite storico, deve confrontarsi con una realtà che non può che farlo sentire smarrito, rendendolo un eroe contemporaneo al lettore.