Non servono sbarre quando la prigione te l’hanno scolpita dentro. Lui è un gigantesco sbirro, quadrato e ottuso; lei una criminale dalla pelle rossa; loro dei detenuti di una colonia spaziale in cui si coltivano cereali. Vite diverse ma un destino comune: piegarsi alle angherie del dittatore locale. È così che va il mondo nel 5126. Ventidue miliardi di persone vivono in orbita attorno al sole, sotto la bandiera di un unico Impero. Un Impero superstizioso e malato di potere che non ferma gli abusi dei suoi funzionari. Un Impero decadente nel quale uomini e macchine dipendono da un subuniverso geometrico, proprio come un tempo fu con l’elettricità o il fuoco. Un Impero buio. Ed è nel buio che gli uomini diventano tempesta.
Stormachine è un romanzo finalista del Premio Urania 2016.