Uno dei grandi scopi della fantascienza, se non il principale, è quello di estrapolare le possibili conseguenze delle scoperte scientifiche sul mondo dell’uomo e sugli aspetti che ci riguardano, dagli impatti che possono avere sulla vita quotidiana a quelli sui rapporti interpersonali. In questa splendida novelette Davide Mercurio Rivera mostra un affascinante risvolto di un innovativo esperimento di realtà virtuale, che pone ancora una volta la terribile e cruciale domanda: fino a che punto per la scienza è lecito spingersi nelle sue ricerche, anche quando sono volte a salvare migliaia o milioni di vite umane? In sostanza, il fine giustifica sempre i mezzi? O forse non li giustifica mai?
Milagros Maldonado, una scienziata e ricercatrice informatica, è convinta di avere fatto una scoperta sensazionale, e di aver trovato una soluzione ai massimi problemi dell’umanità, come il riscaldamento globale, malattie finora incurabili come il cancro, o addirittura una forma di protezione da possibili impatti di meteoriti sul nostro pianeta, come quelli che hanno causato l’estinzione dei dinosauri: ha inventato infatti un mondo virtuale, che può manipolare a suo piacimento, variando e introducendo qualsiasi variabile ritenga opportuno, e lo ha popolato di esseri senzienti, salamandre intelligenti che dovranno risolvere i vari problemi che la scienziata, come una sorta di divinità superiore, o di “fato maligno”, andrà a riversare su di loro.
In questo modo Rivera solleva istanze di potere, responsabilità, ed empatia. Una storia che riporta alla memoria classici come Microcosmic God di Ted Sturgeon e Re della sabbia di George R.R.Martin, e spicca nel panorama della moderna sf per le sue implicazioni morali e filosofiche.