Per il grande pubblico gli scrittori di fantascienza devono essere indovini: e qualcuno anche li deride, se non ci azzeccano. Ma il loro lavoro non è improvvisarsi futurologi, piuttosto quello di proiettare paure, emozioni, speranze e tensioni, del presente nel futuro.
Come sarà la Terra domani, se non riusciremo a contrastare i cambiamenti climatici? E cosa succederà quando i nostri computer saranno più intelligenti di noi? Come interagiremo con creature di metallo e plastica?
Come, poi, ci vedranno un giorno i “postumani”, per i quali il nostro futuro sarà solo la voce di un’enciclopedia?
E la base del nuovo lavoro del Collettivo Italiano di Fantascienza è proprio un’enciclopedia, o meglio, un suo frammento. I racconti alla quale si ispirano sono incentrati nel momento di svolta che i nostri successori individueranno come l’anno fatale: il 2050.