"L’essere umano postumano non è più un individuo umanista e razionale, ma apre la sua comprensione a nuovi scenari, riconfigurandosi e riconoscendosi come nodo dinamico di relazioni, definito attraverso interazioni fluide e diversificate. La messa in discussioni di vecchi dogmi e convinzioni che sono perdurati per secoli, non solo ha reso indispensabile riconfigurare l’uomo e le relazioni che lo coinvolgono, ma anche l’inevitabile ripensamento della morte che, abbandonato il tragico, diviene parte di un ciclo di trasformazione, partecipazione attiva all’alterità e alla continuità del mondo, vivente e non vivente."
Così scrive l'autrice di questa tesi, Azzurra Rattinghieri, nell'esplorare il tema del Postumanesimo, del Transumanesimo, della tecnologia e delle filosofie connesse a tali temi, che delineano un nuovo rapporto con l'umanità e un nuovo modo di vedere, sentire, percepire la nostra esistenza. "Il processo creativo alla base di questo progetto si è articolato in più fasi, partendo innanzitutto da un’iniziale ricerca e riflessione teorico-filosofica che ha permesso di delineare le coordinate dell’intero discorso, e che coincide con i tre temi principali attorno ai quali si sviluppa l’intera tesi: postumanesimo, ibridazione e morte postumana.
Attraverso l’uso di un approccio interdisciplinare, da questi tre macro-argomenti sono stati estrapolati concetti chiave che hanno guidato l’ideazione dell’intero progetto artistico, fungendo da struttura portante: per prima cosa, la necessità di evidenziare come il prefisso post- nel termine Postumanesimo non indichi un superamento o una sostituzione dell’uomo, ma stia a indicare invece un nuovo spazio antropologico entro cui è possibile ripensare e comprendere le dinamiche identitarie dell’essere umano.
Il cuore della tesi si è articolato attorno a tre direttrici principali: l’approfondimento del postumanesimo in opposizione al paradigma umanista, la ridefinizione del corpo e la rielaborazione della morte, dimostrando come il pensiero postumanista non rappresenti una negazione dell’umano, bensì una sua apertura, un invito a immaginare modi alternativi di relazionarsi e coesistere.".