Manuale teorico-pratico per evitare di farsi prendere all’amo dai media digitali e tecnologici, da chi li ha creati e li gestisce, per sapere distinguere la luce delle stelle da quella delle lampare, per non fare la fine del pesce di nome Wanda e per diventare tutti abili anguille capaci di vincere qualsiasi resistenza, di cambiare, risalire, filtrare e stare a galla. Internet è da sempre sinonimo di libertà, oggi la sua pervasività suggerisce una maggiore consapevolezza e riflessione critica sull’uso che ne viene fatto. Le nuove tecnologie sono strumenti potenti di libertà ma tutto dipende dalla conoscenza che ne abbiamo e dall’uso che ne facciamo per interagire con la realtà, per modificarla e per soddisfare i nostri bisogni più concreti. Essere liberi significa usare la propria facoltà di pensare, di operare, di esprimersi, di scegliere e di agire senza costrizioni e in piena autonomia, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti da usare. Nell’offrire la soluzione di problemi pratici e conoscenze utili, gli strumenti tecnologici sembrano garantire la massima libertà dell’utente. Una libertà che deve fare i conti con le limitazioni imposte dalla volontà di potenza della tecnologia, dai suoi algoritmi, dai suoi mille botnet, capaci di determinare comportamenti e abitudini, di condizionare le forme di espressione, di minare la privacy e la riservatezza, di operare costrizioni mentali condizionando scelte e processi decisionali. Ignari delle forme di libertà del passato, troppo concentrati sul presente e poco interessati a quelle del futuro rischiamo di trasformarci in tanti pesci, liberi di nuotare e sguazzare liberamente ma sempre dentro un acquario, trasparente ma dal perimetro rigido e definito, che per le sue dimensioni ci lascia credere di vivere liberamente in spazi autonomi, profondi e completamente liberi. Nella realtà questi spazi sono controllati da entità esterne, attente a non fare mai mancare il cibo (l’uomo è quello che mangia e senza fosforo non esiste pensiero diceva il filosofo Feuerbach), il divertimento e l’ossigeno in cambio di complicità e sottomissione. Ne deriva una libertà immaginaria, ampia e ricca di scelte ma sempre all’interno di narrazioni e contesti sviluppati da altri. Siamo pesci sempre pronti ad abboccare all’amo…?