Nella casa di Aryman si presenta come una tradizionale storia poliziesca, con un cadavere in condizioni assai particolari, un astrofisico che lavora all’Università di Bangalore e si occupa dello studio delle stelle. Presto però ci accorgiamo che non siamo di fronte alla solita detective story, in cui dobbiamo individuare il colpevole dell’efferato delitto. La Bear infatti approfitta del mystery iniziale per fornire al lettore una splendida estrapolazione sociale e tecnologica dell’India futura (in particolare della città di Bangalore), un paese affascinante in cui le novità offerte dalla tecnologia (cambiamenti genetici, impianti neurali, network cibernetici, mondi virtuali) convivono con le tradizioni culturali più antiche e radicate, e un ritratto psicologico assai accurato e riuscito. Ferron, la detective che si trova tra le mani questo caso spinoso e delicato, il cui unico testimone oculare è un gatto pappagallo dotato di parola, è una delle figure più riuscite della fantascienza moderna. Accompagnata dal fido aiutante Indrapramit, Ferron dovrà fare i conti con le gelosie dell’ambiente universitario, e con le intrusioni di una madre ossessiva che vive in un mondo di memorie immagazzinate in un database virtuale, per venire a capo del rebus, apparentemente insolubile, della morte del fisico Dexter Coffin. Un romanzo breve affascinante e avvincente, con un mondo futuro assai ben dipinto e dei personaggi ben tratteggiati, classificatosi al quarto posto tra i migliori romanzi brevi del 2012 secondo l’autorevole rivista Locus.