“Inizialmente quel libro non aveva niente di speciale, io gli diedi solo una rapida occhiata, poi Sagaki se lo portò in camera sua. Soltanto dopo un paio di giorni, mentre rassettavo la stanza, mi capitò di nuovo per le mani. Incuriosita, lo aprii. Il nome dell’autore era Shiba Yoritomo, il volume era stato stampato per la prima volta quattro anni addietro e precisamente nel luglio 1996 da una casa editrice che non conoscevo, con sede a Wakayama nella penisola di Kii. Neanche lo scrittore mi era noto. Lo sfogliai rapidamente e mi accorsi subito che era particolare, in ogni pagina sembrava che ci fosse una parola e la spiegazione del suo significato. Eppure non aveva certo il titolo tipico di un classico dizionario, si chiamava Uscita notturna. Che genere di storia fosse era difficile interpretarlo dal titolo soltanto, visto che non c’era più la sovra copertina con la trama e neanche un’immagine rivelatrice. Rimaneva soltanto lo scheletro rigido senza alcuna scritta esterna. In quel momento, però, la cosa che mi incuriosì più di tutto fu quello che trovai nell’ultima pagina. C’erano un indirizzo e un numero di telefono scritti a mano con una penna blu, chissà chi li aveva segnati e quando.”
Il nuovo racconto di Serena Lavezzi, l’autrice più giapponese della narrativa italiana.