Aveva appena finito la sua birra scura, seduta sulla panchina dello skatepark, le gambe nude al sole, e non poteva credere d’essere lì, dove aveva sempre voluto essere. Bojan tirò su una canna, l’erba era buona, e mentre lui cantava canzoni stonate Sara giocava con Carlo a chi rideva per primo, guardandosi fissi; perdeva sempre, poi per pegno doveva tenere il tiro in gola per mezzo minuto. Sapeva che tutti e due erano innamorati di lei, ma non aveva idea di cosa provare a sua volta. Non era abituata a niente che fosse meno che doloroso: aveva un padre e una madre di merda, tossici, figli del servizio sociale e irrimediabili alcolisti, che non si erano mai accorti di lei, mentre figliavano avanti, come se avessero qualcosa di buono da rendere a questo mondo. Quando era incinta, la madre era felice, persino bella: poi tornava a gridare, bere e puzzare di fumo.