I quattro romanzi brevi di Daniela Piegai qui presentati costituiscono un piccolo corpus compatto per ispirazione, atmosfera, svolgimento narrativo, che data poco oltre i primi anni Duemila, quando l’autrice ha rarefatto la pubblicazione ma non la scrittura e privilegia, appunto, la misura ibrida del romanzo breve, che per altro le è splendidamente congeniale.
Irene e Alice in La linea di confine, Barbara e Giulia (ma anche Gianni, Paolo, Dante) in Lupus in tabula, Maria in Peter dei miracoli e infine la Piccolina in L’imbianchino di anime, dopo aver lasciato dietro di sé l’infanzia e aver conosciuto l’incanto della prima giovinezza, ove «perfino le ombre splendono di promesse», approdano alla consapevolezza che quel tempo è finito e non tornerà, che occorre affrontare la responsabilità dell’età adulta, anche se ancora vorrebbero indugiare, ancora un poco, nella viriditas della vita.