C’è un mistero che si annida nelle pieghe del tempo, nelle crepe delle fontane abbandonate, nei sogni che scompaiono all’alba. E Daniela Piegai, con la sua scrittura luminosa e inafferrabile, ne segue le tracce.
La fontana della felicità raccoglie venti racconti scritti tra gli anni Settanta e Ottanta, e ripercorre le vie tortuose di un’immaginazione radicale, femminile, anarchica. Streghe e ribelli, adolescenti indocili, futuri distopici e leggende sopravvissute al naufragio del mondo: ogni storia è un piccolo universo narrativo, rifinito con cura, dove la realtà si specchia nell’ironia, nella malinconia o nel canto visionario.
Il racconto che apre la raccolta – e le dà il titolo – è un piccolo gioiello della narrativa fantastica italiana: tra una Sicilia assolata e arcaica e una Roma futura, tra la repressione delle “indipendenze articolate” e la potenza sovversiva del desiderio, la giovane Agata assiste all’evento impossibile: un intero paese che scompare nella vasca asciutta di una fontana. È un’allegoria, un sortilegio, una distopia? O solo la porta che si apre verso un’altra possibilità?
La risposta non conta. Conta il viaggio. Conta la libertà.