“Eravamo ancora nello stranissimo anno 1971 quando iniziai a scrivere questo romanzo breve; quell'anno portavamo tutti i capelli acconciati in modo strano, indossavamo abiti dai colori bizzarri e sperimentavamo – a diversi livelli di ardimento – sostanze chimiche che alteravano la coscienza. Mi trovavo nel mezzo del processo col quale abbandonavo la mia identità di newyorkese per reinventarmi californiano, il che significava che quando finii La Festa di San Dioniso ero molto avanti sulla strada della capitale di tutte le stranezze, l'area della Baia di San Francisco… Era inevitabile che la nostra immersione nella psichedelia, nelle filosofie orientali, nella musica bizzarra, e in altri fenomeni del momento avrebbe avuto degli effetti sul tipo di fantascienza che stavamo scrivendo in quel periodo. Il mondo aveva uno splendore fluorescente in quei giorni, e la fantascienza non è nient'altro se non un riflesso dell'epoca in cui viene scritta. …E io, che avevo svolto uno studio approfondito dei culti dionisiaci, feci avere a Terry Carr, per la sua antologia An Exaltation of Stars (dedicata ad “avventure trascendentali”), nel gennaio 1972, La Festa di San Dioniso, un romanzo breve che parla di un astronauta infelice coinvolto da un culto trascendentale nel deserto californiano.” Così narra Robert Silverberg nella presentazione a quest’opera.
Scritto nello stile limpido e al tempo stesso sofisticato delle migliori opere di questo grande autore, affascinante e visionario, La festa di San Dioniso è uno dei pochi importanti romanzi brevi ancora inediti in Italia di Robert Silverberg.