«Accompagniamoci con gentilezza verso tutto quello che ci accade, compresa la morte, perché alla fine è solo a un passo da un’altra parte.» La Calvano in questi versi svela la propria dimensione interiore annodando se stessa al binomio Amore–Morte, perché solo con l’amore si può gestire la morte. E solo con l’amore, si può addomesticarla.
Nato quasi come una conseguenza delle discussioni sull’autismo corale fatte con Franco Arminio, il peso di questa riflessione porta l’autrice a un atto concreto per uscire dall’autismo dell’amore.
La storia di una donna che si scopre con un tradimento. Paradossalmente il dolore lacerante per la scoperta di una verità che non si conosceva, di un inganno nascosto, lascia scoprire l’anima di una donna diversa: una pianta nella pianta. La protagonista rinasce da se stessa e si trova in se stessa, ricordando che la forza giace nei recessi remoti del cuore di una donna anche quando sanguina.
Capitano, nella vita, certi amori che non dimentichi. Soprattutto perché inusuale è il luogo d’incontro. Allora, solo per questo, noi abbiamo voluto dare voce a questa gente che si rincorre col cuore e non si scorda mai.
La parola breve ci pone di fronte fotogrammi di una storia d’amore che scorrono come se fossimo in una sala a vedere un film, dove i due protagonisti si incontrano, si parlano e si raccontano, soli e di fronte all’amato. Soli e di fronte al mondo che li ascolta.
L’autrice rappresenta, attraverso queste liriche, la corsa dell’amore e i moti che lo realizzano. Un amore che si nutre di ritorni, di comparse e scomparse. Un amore che la porta a vivere e a morire. Una corsa disperata verso la sopravvivenza dal dolore...