A Milano, durante l’Esposizione Universale del 1906, il cadavere dello scienziato Benedetto Ferrari giace a ridosso di uno dei Padiglioni della fiera. Pochi giorni dopo, un importante finanziere di Milano viene trovato impiccato a una trave all’interno dell’Esposizione. In entrambi i casi i giornali parlano di suicidio.
Ma il commissario Pittarelli non è convinto. A intralciarlo ci si metteranno anche le emicranie di cui soffre dalla morte dei genitori. In una successione di interrogatori, minacce, tentativi di depistaggio, cercherà il bandolo della matassa, sebbene il questore voglia chiudere la faccenda al più presto per mantenere il buon nome dell’Esposizione.
Pittarelli chiederà aiuto a un neurologo viennese, conosciuto durante una vacanza in montagna: Sigmund Freud, con il quale ha intrapreso una saltuaria corrispondenza.
Alla fine, la vicenda dei suicidi all’Esposizione si svelerà pian piano in tutta la sua complessità: la facciata di modernità di Milano, e dell’Italia tutta, mostrerà il prezzo pagato in termini di profonde ferite storiche e sociali.