Dopo la laurea, Malvina Delfino e Jonas Mangini sono soci in uno studio di architettura, bloccati nel ruolo di “amici del cuore” anche dalla famiglia alto borghese di lui, specie dalla madre: figlia di un diplomatico, non ammette una storia d’amore che coinvolga il suo Jonas, figlio di un luminare della medicina, e la figlia di un camallo del porto di Genova. “Malvina la Strega”, diceva la maestra, quando doveva intervenire per dividerla da chi bullizzava il piccolo Jonas che, come spesso i bambini nati immaturi, era piccolo e minuto per la sua età. Con lo sviluppo, però, il ragazzo ha superato il proprio handicap di crescita, ed è diventato appetibile: cambia le ragazze come i calzini, dice Malvina, ed è evidente che non si tratti mai di storie impegnative: non si rendono ben conto, specie lei, dell’evoluzione dell’affetto di quando erano piccoli.