Esistono narrazioni che si reggono su logiche che si fanno beffe della ragione. Storie dentro cui la realtà è rovesciata, o semplicemente fa un po’ la pazzerella. Prose che rimescolano le carte dell’esistenza, riordinandole in bizzarri solitari.
Così nei racconti di Pietro Erzegovesi troverete ipotesi sulla natura dell’inferno; novelli Kaspar Hauser che parlano lingue sconosciute; ideali traslazioni di materiale silicico in sostanza organica; balene metaletterarie che si vendicano delle loro nemesi; vecchie ipertrofiche che sembrano uscite da un film di Miyazaki; e molto altro ancora.
Se fosse stato scritto negli anni ‘60, questo libriccino avrebbe trovato posto nelle collane più prestigiose, idealmente accanto a Borges, Queneau e ai cultori della patafisica. Oggi può vedere la luce soltanto in una collana come Frattali. Che si tratti di un segno dei tempi?