Tra gli anime (cartoni animati) e i manga (fumetti) del Sol Levante, nonostante il successo di personaggi dagli incredibili poteri e dal carattere eccentrico, è ancora possibile ritrovarvi quel medesimo gusto per la narrazione utopistica che in ambito letterario ha affascinato autori del calibro di Herbert George Wells, William Morris, Evgenij Zamjatin, Aldous Huxley e George Orwell. In particolar modo l'interesse per il lato oscuro dell'utopia, la distopia, è più che evidente. Basti pensare al Galaxy Express 999 di Leiji Matsumoto, nel quale più di uno dei mondi descritti soffre a causa di un brutale regime dispotico. Si consideri poi come catastrofi d'ogni genere e guerre apocalittiche, dai consueti scenari imperniati sull'impiego di armi termonucleari agli scontri su scala cosmica, si accompagnano sovente alle descrizioni di simili distopie (Ken il guerriero, Akira, Nausicaä della Valle del vento). Non mancano nemmeno speculazioni relative all'evoluzione futura dell'umanità, degne di Wells oppure di Olaf Stapledon, strettamente legate ai miti del post-umanesimo e al loro relativo trascendentalismo (Ideon, Evangelion). Inoltre il terrore di perdere ogni libertà, in nome di una sicurezza offertaci dalle macchine contro i pericoli di un mondo caotico, è parimenti presente assieme al terrore che la tecnologia possa sfuggirci di mano (Shinsekai yori, Psycho-Pass). Talvolta, come accade nelle opere di Hayao Miyazaki, ci si rifugia nell'ecotopia, tra miraggi messianici e irrealistici ritorni al passato. Eppure, nonostante un pessimismo apparentemente dominante, gli utopismi nipponici sono tutt'altro che privi di speranza. Lo prova il “sogno di Lalah”, la visione di un domani migliore che nasce nel bel mezzo dell'infuriare di un conflitto fratricida (Mobile Suit Gundam).