Nelle opere di Hayao Miyazaki viene sempre valorizzata una tecnologia benefica e non inquinante, incarnata da quei mulini a vento che appaiono in alcuni suoi lavori a tema utopistico (Conan il ragazzo del futuro, Nausicaä della Valle del vento). Altri autori si son dimostrati maggiormente affascinati dalla possibilità di creare bambole asservite al nostro volere (androidi, robot giganti), per non parlare della possibilità di collegare l'uomo alla macchina per creare una nuova formidabile entità cibernetica (Mobile Suit Gundam, Ghost in the Shell, Neon Genesis Evangelion).
Al di fuori di simili atteggiamenti speculativi, se non proprio tecno-feticistici, non mancano però approcci di carattere romantico, come quelli di Leiji Matsumoto, il quale fa rivivere come astronave la corazzata Yamato e ci porta in viaggio tra le galassie a bordo di una locomotiva. Ebbene se lo storico Antonio Costa, al termine del suo studio sul senso delle cose nei film, ci regala un breve elenco su cui basare un ipotetico dizionario degli oggetti, sulla medesima falsariga riguardo agli animanga potremmo citare: aerei, bento (scatola per il pranzo), mulini, robot giganti e treni. Non tanto per comporre una semplice lista, quanto piuttosto per proporre un'inedita chiave di lettura per poter interpretare in modo nuovo gli anime (cartoni animati) e i manga (fumetti).