L'enigma del collasso dell'Impero romano ha appassionato ben più di una generazione. Eppure gli storici non sono concordi nelle cause di questa caduta, nemmeno in quelle più accreditate. Non soddisfa la teoria che accolla le maggiori responsabilità del crollo ai cosiddetti barbari, nè quella di chi, all'opposto, indica nella crisi delle istituzioni imperiali il principale colpevole. L’autore prende in esame gli ultimi cent'anni di storia della romanità, dalla morte di Valentiniano I sino alla deposizione di Romolo Augusto: un'indagine serrata sui momenti critici che punteggiarono la fine del dominio romano in Occidente, focalizzata sulle scelte prese dalla élite dominante del tempo. I vertici romani agirono guidati da un conservatorismo ottuso, incapaci di adattarsi a un mondo in radicale mutamento e di riconoscerne i pericoli, oppure affrontarono con coraggio e realismo le sfide che gli si paravano dinnanzi? Un'impostazione imperniata sulla consapevolezza dell'importanza dei “bivi” negli accadimenti storici e di come persino un ragionamento basato sull'ucronia, la storia alternativa, possa risultare utile.