Lombardia, marzo 1919. La Grande Guerra è finita da qualche mese e anche l’epidemia di Spagnola sta vivendo l’ultimo strascico. Il cinquantenne commissario di P.S. Michele Vanzetti, a causa di un fastidioso acciacco, è a riposo nella sua villetta di Brivio. A riposo, ma sempre attivo. Ha infatti organizzato un incontro con due testimoni di un caso su cui sta indagando: la morte, per avvelenamento, di un imprenditore locale nel corso di una sfarzosa festa in maschera tenutasi al Castello di Brivio, durante l’ultimo carnevale. Spettacolare è stata la festa, che ha riproposto fedelmente quella organizzata nel 1574 dalla Serenissima in onore di Enrico III; e inconsueta è stata la modalità scelta dall’assassino, che ha versato polvere di diamante nella pietanza di uno dei commensali, proprio come si faceva nel XVI secolo. Nella casa in riva all’Adda si presentano la moglie e la figliastra della vittima. L’interrogatorio in forma di insidiosa conversazione scava dentro le singolari circostanze del delitto, senza trascurare di approfondire la personalità e la vita passata della vedova, donna bellissima e di grande temperamento, già alla terza vedovanza. Vanzetti spera che, coinvolgendo la bambina nella rievocazione di quanto avvenuto alla festa, possa emergere qualche dettaglio sfuggito ai grandi ma rilevato dalla sua innocente attenzione infantile. E le rivelazioni della bimba saranno sorprendenti.