Per il premier Matteo Renzi il 2016 fu un anno cruciale. Tutto il lavoro fatto poteva essere vanificato da una eventuale sconfitta al referendum indetto per dicembre sulla riforma costituzionale. Alle elezioni amministrative di maggio-giugno risultò evidente che la sua maggioranza elettorale delle elezioni europee era evaporata. Il fronte dei no (quello reale), non quello in parlamento falsato da una legge elettorale eccessivamente maggioritaria, superava quello dei sì. Il fronte del no annoverava non solo i maggiori partiti dell’opposizione, FI, Lega Nord, M5S, ma anche la minoranza radicale del suo partito ed importanti gruppi della società civile, i magistrati, i sindacalisti della CGIL, ed i partigiani dell’ANPI. A settembre il premier cercò di ingraziarsi i sindacati concedendo ai lavoratori anziani, non ai giovani, alcune facilitazioni per avere un pensionamento anticipato. Non servì a nulla: la sconfitta fu clamorosa. Circa il 60% degli italiani votò innanzitutto contro Renzi e poi contro la riforma costituzionale.
Nell’ultimo capitolo si accenna ancora agli attentati terroristici di matrice integralista islamica che insanguinarono l’Europa.